Paolo Buffa e Mario Quarti all'Hotel Città #8


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Nel’700 sede degli uffici della Curia Arcivescovile di Trento e Bolzano, poi scuola per volere dell’Imperatore Giuseppe II, dal 1913 l’Hotel Città di Bolzano si presenta in tutta la sua imponenza con una facciata a balconcini in tipico barocco atesino. Davanti alle sue finestre si estende la principale Piazza Walther, con il Duomo e la bella torre traforata, ed i tavolini del bar sotto le arcate del piano terreno, denominato “Caffè Grand’Italia” in epoca fascista, furono da sempre meta di una celebrata clientela. Venne la guerra, e l’Hotel Città fu rispettato perfino dalle bombe.



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I bombardamenti lasciarono intatti i saloni dalle alte pareti rivestite in marmo giallo veronese con porte in grigio di Salisburgo, così come il camino al centro dell’ampio salone, formato da grossi paramenti in pietra e decoro floreale su piastrelle invetriate ad opera di Paolo Buffa (Milano 1903-1970), facente parte di un più ampio progetto di allestimento interno che coinvolse diverse zone del piano terra, compreso il luminoso vestibolo di ingresso.



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Commissionato al celebre mobiliere milanese Mario Quarti, l’intero arredo prevedeva in questa zona l’inserimento di una poltrona ed una panca, subito sostituita con un divano a due posti, caratterizzati da confortevoli sedute, abbondanti sdraiature e braccioli con terminali circolari volutamente ampi, tali da poter accogliere un posacenere o un bicchiere, in sostituzione del più comune e talvolta ingombrante tavolino.

Misure divano: cm.152x74xh.90
Misure poltrona: cm. 80,5x74xh.90



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Strutture in massello di noce tornito con schienali scanditi da una triplice fascia sagomata secondo un delicato disegno curvilineo, ospitano ampie cuscinature originariamente rivestite in pelle color tabacco ed irrimediabilmente consunte dall’usura del tempo, ora sostituite da un morbido velluto di cotone con profilature perimetrali e impunture a bottoni secondo l’originaria disposizione prevista nel progetto.



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Datato 1942 e inventariato come mod. 021/M, il progetto prevedeva anche una variante, sempre a due posti, che non venne poi realizzata.



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Sorprendente il disegno dei braccioli, vera e propria cifra stilistica del progetto, con il loro sinuoso andamento culminante in un’ampia rotondità opportunamente scavata a far da sede per un posacenere o un bicchiere, immancabili compagni in momenti di serena convivialità. Oggetti, gesti e atmosfere, a scandire il tempo lento di conversazioni e attese in un raffinato albergo di città.



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Paolo Buffa è stato forse l’architetto più amato dalla borghesia milanese. Attivo sulla scena pubblica fin dal 1930, con la partecipazione alle Triennali, poi chiamato da Ico Parisi al Broletto nel 1946 e da Fede Cheti nel 1948 per la mostra Lo Stile nell’Arredamento Moderno, si dedicò per tutta la vita a disegnare abitazioni, negozi, alberghi, interni navali e arredi per una clientela culturalmente preparata a comprendere la raffinata eleganza della sua progettazione.
Ai suoi lavori venne dato ampio risalto dalla stampa specializzata dell’epoca, ed il volume I mobili di Paolo Buffa edito nel 2000 ne rappresenta una sintesi omogenea, oltre ad approfondire con numerosi documenti e illustrazioni, dall’opera architettonica agli interni, fino al mobile singolo.

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